mercoledì, Aprile 24, 2024
TeatroPerché non si va a teatro?

Perché non si va a teatro?

Tre motivi per cui le sale sono vuote

Parlo sia da spettatrice sia da persona che, per vari aspetti, si è ritrovata a lavorare dietro le quinte: io a teatro non ci vado. Lo amo alla follia, ogni volta che vedo un palco e le poltroncine rosse mi emoziono, ma non ricordo l’ultima volta in cui ho visto uno spettacolo.

Il teatro italiano è in crisi. Questa frase la sento ripetere spessissimo e da ben prima della pandemia. Quest’ultima ha solo aggravato una situazione di per se già tragica, ma in realtà si può dire che abbia lavorato a favore del teatro. La chiusura in casa forzata ha portato la gente a rigettarsi in qualsiasi tipo di attività. Se prima non si aveva voglia di uscire, troppo faticoso alzarsi dal divano, ora invece ogni occasione è buona per fare qualcosa di diverso. Può darsi che questo sia solo un effetto passeggero che svanirà presto, ma in molti ne stanno, giustamente, approfittando. Tutto ciò però non basta, i problemi che c’erano prima continuano a persistere. Ma quali sono? 

1. Teatro d’elite

A teatro ci va principalmente chi lo fa”, ed è vero. Ma perché? 

Storicamente il palcoscenico nasce come spazio fruibile a tutti. Nell’antica Grecia era considerato un rito sacro a cui chiunque era invitato a partecipare, senza distinzioni di ceto. Lo scopo principale era quello di educare la comunità, elemento ripreso anche nelle sacre rappresentazioni medievali. Quanto più pubblico vi prendeva parte, meglio era, dunque. 

Ma arrivando ai giorni d’oggi si nota un mutamento: il teatro è per gli snob. È diventato un club riservato a pochi intimi, i più acculturati, che possono godersi ogni piccola sfumatura di uno spettacolo perché sanno fin dall’inizio di cosa si sta parlando. 

Non è veramente così, ma questo è quello che si immagina chi è completamente estraneo a questo mondo. E questo ci porta al secondo problema.

Vienna Opera Backstage, Austria

2. Mancanza di comunicazione

Quando si decide di andare a vedere un film al cinema lo si fa, di solito, perché abbiamo visto il trailer oppure conosciamo la trama, o, ancora, abbiamo letto delle ottime recensioni su internet. Tutte queste possibilità esistono anche per gli spettacoli teatrali, ma sono molto più difficili da reperire. Per quanto mi riguarda, il più delle volte, sono stata invitata da amici che recitavano, oppure mi venivano segnalate messe in scena interessanti dai miei insegnanti. 

Posso immaginare, conoscendo in parte il dietro le quinte, che la maggior parte degli spettacoli in Italia, abbia un budget abbastanza basso e che la quota dedicata alla promozione sia piuttosto stringata. Ma la cosa è controproducente: se non lo sponsorizzi, chi verrà a vederlo? Nessuno, appunto. O meglio, nessuno di nuovo. Ci sarà il solito passaparola tra parenti, amici e addetti del settore, per cui lo spettacolo sarà visto sì, ma da pochi e fidati aficionados. 

Questo alimenta l’idea che il teatro sia solo di pochi, quando invece è una realtà nata per essere popolare. Senza il pubblico il teatro non esiste. 

3. Prezzo e prenotazione

Ormai anche spendere quei dieci euro per il biglietto del cinema è diventato difficile, anche se ce lo possiamo permettere. La comodità e il risparmio di un abbonamento, come quello di Netflix, diviso con gli amici è insuperabile. Allora quali incentivi ci sono per andare a vedere uno spettacolo e spendere una media di 20 euro a biglietto? Biglietti che, per la mancanza di comunicazione sopra citata, sono molto spesso difficilmente reperibili. Esistono sì delle agevolazioni, per gli studenti ad esempio, ma spesso non sono applicate online e bisogna recarsi fisicamente in biglietteria per richiederle. 

In più andare a teatro richiede un minimo di pianificazione. Può sembrare un aspetto banale, ma è così: bisogna decidere, spesso con largo anticipo, quando e cosa andare a vedere. Non credo che sia difficile immaginare perché questo sia negativo. Già il cinema ci aveva abituato ad andare a vedere quello che volevamo anche decidendolo 10 minuti prima dell’inizio della proiezione. Ora con le piattaforme è possibile vedere di tutto, quando e come si vuole. 

Si può dire che anche questo faccia parte dell’esperienza del teatro, ma la verità è che se fosse più facile trovare informazioni e comprare i biglietti, molte più persone sarebbero invogliate a partecipare. 

Che cosa fare?

Secondo Istat “[nel 2021] è soprattutto tra i bambini e i ragazzi fino ai 19 anni che si registrano le quote più elevate di spettatori: si passa, infatti, dal 22,8 per cento dei bambini di 6-10 anni […] al 26,6 per cento dei ragazzi di 18-19 anni. La quota di spettatori teatrali decresce all’aumentare dell’età, in particolar modo a partire dai 65 anni.” La ragione è facile da intuire: i bambini sono portati a teatro grazie alla scuola; in più gli spettacoli per i piccoli sono i più pubblicizzati e i più economici. 

Questo aspetto è positivo, si spingono le nuove generazioni a teatro sperando di instillare in loro questa passione. Ma cosa fare per spingere gli adulti a fare altrettanto? 

Il semplice decantare gli aspetti positivi dell’andare a teatro non basta. Certo è sempre bello ricordare che il palcoscenico è un posto unico, che lo spettacolo cambia ogni sera e che si entra in contatto con attori in carne e ossa, senza essere divisi da uno schermo. Ma questo al pubblico non basta. 

Sarebbe necessario rendere la fruizione teatrale sempre più social, concentrandosi sulla produzione di contenuti interessanti, che possano accendere la curiosità del pubblico. 

In secondo luogo dovrebbe essere più semplice, e soprattutto a portata di click, la prenotazione di uno spettacolo. 

Questi due accorgimenti permetterebbero al teatro di competere con altre forme di intrattenimento, attirando nuovo pubblico e tornando a riempire le sale.

Cosa ne pensate? Siete d’accordo con me o no? Se vi vengono in mente altri motivi per cui non andiamo a teatro fatemelo sapere nei commenti.

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