Da piccolo ascoltavi le fiabe sonore? Ti ricordi la trama del gatto con gli stivali? Se stai pensando al del film del 2011 ti fermo subito! Meglio fare un breve ripasso:
I lungometraggi
Di adattamenti di questa fiaba ne esistono veramente a milioni, ma ho notato che i lungometraggi partono per la tangente e raccontano tutt’altro. Nonostante questo ne esistono di interessanti. Più o meno.
Oltre al famosissimo Gatto di Shrek, che al momento conta ben due pellicole, esiste anche una versione, sempre animata, del 1969: Il gatto con gli stivali di Kimio Yabuki. In questo caso il gatto parte già equipaggiato di stivali e si trova ad affrontare avventure più rocambolesche di quelle narrate nella fiaba di Perrault. Se sei interessato a recuperarlo è interamente disponibile su Daylimotion.
Nel 1988 abbiamo una versione live action, e a interpretare il gatto c’è Jason Connery, figlio di Sir Sean Connery. Se non lo hai mai visto non stupirti: il film è stato lanciato nel mercato Home Video senza mai essere proiettato in sala.
Tornando all’animazione, nel 2009 è arrivato un prodotto francese in grafica 3D: La vera storia del gatto con gli stivali. Il trailer mi ha lasciato la stessa inquietudine di Polar Express. Traumi infantili mai superati? Probabilmente sì.
Cortometraggi
Per trovare adattamenti più puntuali bisogna cercare nei cartoni animati, quelli che passavano il pomeriggio durante la Melevisione per intenderci.
Uno di questi è Simsalagrimm, una serie animata tedesca prodotta nel 1999, ispirata alle fiabe dei fratelli Grimm. Ha come protagonisti Yoyo e Doc Croc (un coyote e una lucertola), che viaggiano all’interno delle favole e aiutano i protagonisti. La versione italiana del cartone ha la sigla di Cristina D’avena. In questo caso la storia è seguita molto fedelmente, abbiamo anzi delle cose in più, come ad esempio il fatto che il gatto non sappia camminare su due zampe.
Le favole più belle è una serie statunitense-canadese-giapponese del 1972, che rappresenta i più famosi racconti e fiabe popolari. È approdata in Italia su Rete 4 circa 10 anni dopo. Di qualche anno più tardi, il 1976, è invece Fiabe… così, un anime antologico giapponese, anche questo approdato in Italia negli anni ’80. Ogni storia di questa serie è stata disegnata e animata da staff diversi, ognuna quindi si differenzia per grafica e regia.
Sempre dal Giappone abbiamo Le fiabe son fantasia, raccolta ontologica di fiabe dei fratelli Grimm. In Italia uscirono in Home video con l’introduzione di Cristina D’avena: Cristina racconta le più belle storie del mondo. Cristina raccontaci pure la vita, grazie. Passiamo agli anni ‘90 con Le fiabe più belle, serie anche questa giapponese ma che debuttò prima in Francia e in Italia. Ovviamente la versione Mediaset è censurata, perché sia mai che i bambini si possano impressionare troppo.
La chicca
Concludo con un altro adattamento, che potrebbe esserti sfuggito ma che è il caso di recuperare: Le più belle fiabe dei fratelli Grimm (Sechs auf einen Streich/Acht auf einen Streich). Si tratta di una serie televisiva tedesca iniziata nel 2008, i cui episodi si basano sulle fiabe popolari dei fratelli Grimm. Sono film per la tv live action, della durata di circa un’ora, fatti molto meglio di quello che uno potrebbe credere, considerando i budget non altissimi.
In questo caso il mugnaio che muore di infarto nel primo minuto e mezzo. È sempre bene fare riferimento alle fiabe originali, non credi? Abbiamo poi come protagonista un bellissimo gatto rosso a cui vengono comprati degli stivali altrettanto rossi, stilosissimi con il fiocco. Li vorrei anche io per me? Ovviamente sì. Appena li mette si trasforma in un essere umano (con accento francese), ma in realtà tutti continuano a vederlo come un gatto (e lui si comporta come tale).
In questo caso il mago cattivo chiede il pizzo ai suoi sudditi e se non pagano vengono trasformati in cani. Ma a parte il dare più screentime al cattivo la trama è la stessa della fiaba originale. La cosa che sento di dover segnalare è la principessa che appena vede il protagonista vorrebbe bombarselo senza nessun ritegno e il padre le deve chiedere di “comportarsi da principessa”.
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