Chi mi conosce sa che non sono un grande amante delle serie tv. Ci sono delle eccezioni, come Twin Peaks, The Kingdom e altri guilty pleasure firmati Ryan Murphy che non elencherò per amor proprio. Voglio però parlarvi di una serie italiana che in pochi conoscono: Voci notturne, una serie cult di cui ho fatto il rewatch poco tempo fa.
Cercherò di mantenere un po’ di mistero, che si addice alla serie, ma l’articolo conterrà degli spoiler. Quindi, se ancora non l’hai vista, magari prima recuperala su Raiplay.
Voci notturne (1995)
Erano i lontani anni ’90
Siamo nel 1995, ho cinque anni quando esce questa miniserie, ma non fa parte della serie di traumi cinematografici infantili perché l’ho vista per la prima volta passati i venticinque. Non solo per colpa mia, ma anche per una distribuzione un po’ sfortunata: viene trasmessa la domenica sera, in prima serata, ma gli ascolti non sono eccelsi, quindi si decide di trasmettere la quarta e la quinta (ultima) puntata durante un’unica serata. Solo che erano gli anni ‘90, non c’era l’on demand e quei pochi spettatori che avevano preparato il videoregistratore per guardarla con calma, registrarono soltanto la quarta puntata e persero il finale di stagione. Venne trasmessa di nuovo soltanto nel 2009, nell’era del binge watching è difficile pensare di attendere 15 anni per sapere come va a finire una serie.
Credo che proprio per la sua storia travagliata la serie sia diventata poi un cult. A contribuire a questo status partecipa anche la sceneggiatura brillante, densa e ispirata di Pupi Avati, contribuisce un po’ meno invece la regia dimenticabile di Fabrizio Laurenti a cui però riconosco l’interessante scelta di realizzare le prime sequenze, quelle del ritrovamento di un cadavere nel Tevere, con una handycam, come se fossero riprese da un turista di passaggio.
Un cadavere nel Tevere: un inizio che ricorda Twin Peaks
È proprio da questo cadavere, sul quale vengono trovate tracce di garum e nel cui stomaco semi di una pianta estinta, che comincia l’intreccio della serie. Si ipotizza che si tratti del giovane Giacomo Fiorenza, ma il dubbio rimane per quasi tutta la durata della serie, perché il riconoscimento del corpo è reso difficile dai topi che hanno banchettato con il garum.
Già da queste prime immagini sono chiari alcuni riferimenti a Twin Peaks, ma le analogie non terminano qua, perché durante l’indagine si delineano due piste: una molto concreta che riguarda gli affari sporchi del padre di Giacomo Fiorenza e una esoterica. Infatti il giovane stava svolgendo con il proprio amico Stefano Baldi una ricerca sull’antico e perduto Ponte Sublicius di Roma, teatro di rituali e sacrifici.
Le indagini in Italia
È a questo punto di Voci Notturne che eniziano quindi una serie di indagini private portate avanti da Stefano, l’amico di Giacomo, la sua ragazza Silvia e sostenute dall’ispettore Carlo Morlisi e da suo nipote, un musicologo che riuscirà a decifrare alcune carte ritrovate nella stanza di Giacomo. Queste indagini si concentreranno presto su due personaggi: Norberto Sinisgalli ed Emily Cohen.
Norberto Sinisgalli era uno studente di architettura durante la seconda guerra mondiale e i suoi appunti, ritrovati da Giacomo e Stefano, rappresentano l’inizio della loro ricerca sul Ponte Sublicius. Sinisgalli era infatti un colto appassionato di esoterismo. Di lui si perdono le tracce sul finire della seconda guerra mondiale.
Stefano, convinto che la ricerca sul Ponte Sublicius c’entri qualcosa con la morte di Giacomo, cercherà di rintracciarlo, questo lo porterà a conoscere la vecchia e malata signora Valover, nipote dell’amante di Sinisgalli. Ma i misteri anziché risolversi si infittiscono. Stefano scopre che esiste una strana correlazione tra le date di morte delle persone che orbitavano intorno a Sinisgalli e la stessa correlazione si estende anche alla morte di Giacomo.
La parentesi americana
Nel frattempo si indaga anche sul secondo personaggio: Emily Cohen. Sembra che Emily avesse una relazione con Giacomo. Un investigatore privato la sta ricercando negli Stati Uniti, ma anche lui si troverà presto invischiato nelle losche faccende di una setta chiamata Società Teosofica per il ritorno dello Spirito Originario, al quale, non a caso, era collegato anche il nome di Sinisgalli.
Tutte le vicende americane ricordano ancora una volta Twin Peaks, sia per le atmosfere, ma soprattutto per la colonna sonora. È infatti un motivetto molto simile al tema di Audrey ad anticipare l’inizio delle sequenze girate negli Stati Uniti.
Il finale di Voci notturne
Durante tutta la vicenda, la famiglia di Giacomo riceve delle chiamate notturne da parte di quella che sembra proprio la voce di Giacomo. La polizia scopre che le chiamate provengono dagli Stati Uniti, luogo in cui, effettivamente il giovane avrebbe dovuto trovarsi. Non sembra trattarsi di registrazioni e nonostante tutti i test, non si riesce a trovare una risposta, se non nel finale, dove Stefano sarà invitato a confrontarsi di persona con questa voce che sembra appartenere al suo amico.
Il finale, come il resto della serie, non è immediato. Non si tratta di uno spiegone spiattellato lì per chiudere tutti i punti rimasti aperti, ma anzi, apre una soglia su un universo governato da regole diverse da quelle che conosciamo, ci fa dare un’occhiata e poi ci richiude la porta in faccia.
Sono le ultime parole pronunciate nella serie a riassumere quello che abbiamo visto: “Dove finisce la ragione, comincia un territorio che non ci appartiene, nel quale siamo intrusi. Una terra che ha regole che non conosciamo, dove si parla una lingua misteriosa e dove le nostre logiche non sono utilizzabili in alcun modo. Noi in questo territorio possiamo solo subire un mistero, che anziché disvelarsi si fa sempre più impenetrabile. Io non so dire se questo è una pena o un premio, io non so dire nulla: ma so che questo luogo dove sono non può essere in alcun modo cercato né in alcun modo trovato…”
Gli ultimi misteri di Voci Notturne
L’intreccio di Voci Notturne è davvero complesso e forse troppo concentrato per la breve durata della serie, ma sta tutto qua il suo fascino. La rivista Nocturno ha pubblicato un articolo bellissimo in merito e, probabilmente, sono riusciti a trasmettere l’atmosfera della serie in maniera molto più efficace rispetto a me. Ma fanno anche di più.
Infatti, quando ho iniziato a documentarmi su Voci Notturne, sono subito incappato in un fatto interessante circa la censura della serie: sembra che la versione distribuita nel 1995 contenesse infatti molti più riferimenti alla Società Teosofica per il ritorno dello Spirito Originario, mentre la versione del 2009 ne accennasse solo nell’ultimo episodio. Ecco, Davide Pulici, autore dell’articolo su Nocturno ha scritto direttamente alla Società Teosofica Italiana per scoprire se ci fossero loro dietro a questi tagli.
A quanto pare sì, è colpa loro.
La società le definisce “modifiche”, non censure, perché la versione originale li associava a una sorta di setta di criminali. Però adesso rimane la voglia di saperne di più, di scoprire quali altri misteri della Società Teosofica per il ritorno dello Spirito Originario. Insomma, viene voglia di tuffarsi nell’abisso di internet a cercare qualcuno che abbia un VHS registrato nell’autunno del 1995.