martedì, Dicembre 3, 2024
Produzioni NeonLucid Dream Festival: le recensioni dei cortometraggi - PARTE 4

Lucid Dream Festival: le recensioni dei cortometraggi – PARTE 4

Ultimo blocco di recensioni dei cortometraggi in concorso al Lucid Dream Festival 2023, questa volta con la categoria Lucid Dream. La categoria che contraddistingue il nostro festival dedicata a film onirici, surreali e sperimentali. Una categoria mista, che include sia filmmaker provenienti dall’Italia sia filmmaker internazionali.

Partiamo!

Lucid Dream Festival 2023: le recensioni dei cortometraggi Lucid Dream

Alchemy di Brandon Polanco

Alchemy di Brandon Polanco

Arriva dagli Stati Uniti il primo cortometraggio in concorso nella categoria più rappresentativa del nostro festival. Alchemy di Brandon Polanco riceve una menzione speciale da parte del nostro giudice Elena Marcheschi, che sottolinea come «il tema della selezione lavorativa sia spunto per il “dramma” della competizione in una società standardizzata e omologante, che non permette errori».

Il cortometraggio racconta la trasformazione quasi alchemica, per l’appunto, che avviene durante un semplice colloquio di lavoro. «Tra incubi e ansie, un uomo attraversa il processo di smarrimento del sé e finale “resurrezione”», continua il nostro giudice. «Corto potente e solido da tutti i punti di vista, sia per la costruzione delle immagini che per la concezione sonora, con scivolamenti dal narrativo allo sperimentale».

Brigitte di Gabriel Auclair-Doucet

Brigitte di Gabriel Auclair-Doucet

Direttamente dal Canada, un corto che racconta di un amore impossibile tra un uomo e la sua bambola gonfiabile. Delirante e surreale, come la premessa fa immaginare, il film di Gabriel Auclair-Doucet, ci conduce nella strana vita di Jean-Guy, follemente innamorato della sua bambola gonfiabile ma, purtroppo, non pienamente ricambiato.

Il film avanza con pochissimi dialoghi ma con la scelta di attori dal volto che bucano lo schermo. Ultimo in ordine di apparizione, ma non ultimo come memorabilità, il commesso del supermercato della scena finale. Il corto ci regala un intervallo brillante e divertente che non tocca da vicinissimo il tema onirico, ma sicuramente ci sorprende per il surrealismo.

Entre Deux Feux di Mathieu Jobard

Entre Deux Feux di Mathieu Jobard

Nessun altro cortometraggio ha centrato il tema come Entre Deux Feux. Il giovane regista francese Mathieu Jobard racconta proprio la storia di un team di documentaristi che decide di intervistare Victor Aivazovsky, un medico specializzato nel sogno lucido. L’intero film si snoda tra gli interessanti approfondimenti sul mondo dei sognatori lucidi e i ricordi del dottore.

Tutto si mischia a perfezione nella narrazione fino a farci perdere l’orientamento: siamo svegli o stiamo facendo un sogno lucido? I protagonisti esistono davvero o sono personaggi di un sogno? Il mockumentary di Jobard, si è inserito perfettamente nella programmazione del Lucid Dream Festival, fornendo una dettagliata spiegazione a chi ancora non conoscesse i sogni lucidi.

L’Amore Negli Occhi di Sebastiano Dimartino

L'Amore Negli Occhi di Sebastiano Dimartino

Anche senza leggere le dichiarazioni del regista Sebastiano Dimartino, è evidente dai primi fotogrammi come tra le fonti d’ispirazione di questa pellicola ci siano i grandi maestri del cinema di genere italiani. Informandoci, poi, scopriamo che il regista è cresciuto con Bava, Lenzi, Avati e Argento e il cerchio si chiude. Non sono soltanto le tematiche del film a far capire l’amore di Dimartino per il cinema horror italiano, ma anche il look vintage e l’ambientazione lacustre, che subito ci rimandano a film come Reazione a catena.

Il film parla di Margy, una ragazza sorda, e del suo fidanzato Lucas che decidono di trascorrere un weekend romantico in mezzo alla natura, sulla riva di un lago. La super 8 della ragazza, però, immortalerà una realtà distorta e inquietante, trasformando la vacanza in un incubo a occhi aperti. Davvero pregevole (e angosciante) l’interpretazione di Luca Sirch che senza dubbio non vi lascerà dormire sonni tranquilli.

L’etologa di Martina Selva

L'etologa di Martina Selva

Il film di Martina Selva è fresco e si stacca dagli altri film nella categoria, per un approccio meno oscuro alla tematica del sogno (e del sogno lucido). In un caldo pomeriggio estivo, Anna si interroga su cosa voglia dire essere umani. Come ci si approccia agli altri esseri umani? C’è un manuale? Per trovare le risposte alle sue domande, si mette a seguire un documentario sul mondo animale. Ma l’unica risposta che riesce a trovare è che non esistono istruzioni per la vita.

NYX di Renato Rosati

NYX di Renato Rosati

La monotona vita di Francesco, un insegnante frustrato e sonnambulo, va avanti per inerzia, senza stimoli. Da questa premessa inizia il cortometraggio di Renato Rosati. La vita di Francesco durante la notte, però, si trasfigura. Un incontro fortuito (o forse soltanto un’allucinazione, o un incubo) rovescia l’ordinaria monotonia.

Il regista gestisce con maestria due registri narrativi e visivi: la piattezza della prima parte viene bruscamente interrotta da un’incredibile sequenza estetizzante, che conduce verso un finale inaspettato e altrettanto brusco. Anche se si tratta del film di debutto come regista, Renato Rosati lavora già nell’audiovisivo come colorist. Il suo esperto occhio chirurgico è infatti rintracciabile nella scelta delle inquadrature, delle luci e dei colori. Scelte mai banali e sempre attente all’economia della narrazione.

O di Dominik Balkow

O di Dominik Balkow

Menzione speciale per il film O di Dominink Balkow, che sinteticamente il nostro giudice Elena Marcheschi ha descritto come «Costruito come un incubo, il corto è compatto, forte, a tratti profondamente disturbante». Una donna è attratta ipnoticamente da un buco in un muro e non riesce a concentrarsi su nient’altro. La sua ossessione si accresce fino a che il buco non scompare improvvisamente. Si tratta di uno dei corti più potenti che abbiamo visto negli ultimi anni. La forza visiva del bianco e nero con i suoi fortissimi contrasti verso l’abisso nascosto all’interno del buco, è una metafora perfettamente riuscita delle dipendenze. L’incredibile (e inquietante) performance di Nadine Scheidecker è perfetta sotto ogni punto di vista. Non ci sono gesti superflui o esagerati e non è una cosa scontata in un cortometraggio muto, di questo tipo. Insomma, O è un capolavoro, che non a caso, ha vinto un Méliès d’Argent come miglior film europeo, che vorremmo farvi vedere subito, ma che non è ancora disponibile online. Qua, in ogni caso, la sua scheda su Mubi.

Samira di Massimiliano Battistella

Samira di Massimiliano Battistella

In una realtà sbiadita di polvere e macchine che passano, attraverso il sogno ad occhi aperti Samira fugge dalla vendita del suo corpo. Un corto quello di Massimiliano Battistella, che racconta gli escamotage di una prostituta senza mai cadere nel pietismo o nel giudizio. Samira è lo sguardo sognante su una realtà che si sa bene non essere vera, ma nella quale ci si crogiola teneramente per qualche minuto di leggerezza. 

La sequenza del sogno, poi, è caratterizzata da immagini eteree, dove il mare e il vento sono i veri protagonisti, assieme al cielo che abbraccia la prostituta e l’amore immaginario. Il principe azzurro della storia, invece, che in realtà manca della componente salvifica perché Samira si salva e si aiuta da sola, ha un qualcosa di soprannaturale nel suo candore. Il contrasto tra i due personaggi è così accentuato in quella dimensione inesistente, per poi essere completamente annullato all’interno dell’abitacolo dove i due veramente si trovano. Anche se, c’è da dire, nella sua dignità e integrità Samira, col sorriso incorniciato dalle labbra rosse, risulta la vera vincitrice in quel mondo di polvere, e quel sogno si rivela per quel che veramente è: solo un breve momento di diletto.

Sole nero di Angelo Armiero

Sole nero di Angelo Armiero

Sole Nero è Il vincitore della categoria e, quindi, in un certo qual modo, il vincitore del Lucid Dream Festival 2023. La nostra giurata Elena Marcheschi riassume l’intera complessità dell’opera dicendo che si tratta di un «soggetto molto originale e interessante. Costruzione del corto complessa, considerando il mix tra immagini dal vero e pixillation. Concezione sonora stimolante e attenta. Dal privato al sociale, l’incubo della collettività che fagocita i singoli».

Come ha dichiarato lo stesso Angelo Armiero, il film nasce proprio da un sogno ed è una sorta di mezzo attraverso il quale esplorare gli elementi enigmatici che popolano il mondo onirico. Delirante e sperimentale, ci ha ricordato alcune pellicole di Jan Svankmajer non soltanto per la tecnica ma per la forza di alcune immagini. Si tratta di opera realizzata con pochi mezzi, molta artigianalità e profonda intelligenza che incontra tutte le caratteristiche che cercavamo per il nostro festival. Tanto per darvi un assaggio della follia che c’è dietro alla produzione lunga 10 anni di questo cortometraggio, vi lasciamo un teaser:

Table 8 di Sander van Dijk

Table 8 di Sander van Dijk

Un film che lascia senza fiato a partire dalla prima inquadratura. La location principale del cortometraggio, un ristorante molto lynchano con un palco blu illuminato da un occhio di bue, ci fa capire subito che in questo posto c’è qualcosa che non va. E quando la coppia anziana sale sul palco per una danza, ne abbiamo la conferma, ma ancora non sappiamo cosa ci sia di fuori posto.

Il dialogo tra i due protagonisti, poi, ci fa sospettare che da un momento all’altro qualcosa spunti fuori da sotto il tavolo e ci faccia saltare sulla poltrona. Ma sta qua l’astuzia di Sander van Dijk, l’autore, che scrive sapientemente un dialogo misterioso che è in grado di tenere la tensione altissima per tutti i dieci minuti del film. Si tratta di una produzione impeccabile sotto tutti gli aspetti, apripista di una sicura brillante carriera per un regista che noi non perderemo di vista.

Violet Purge di Yannis Do Couto

Violet Purge di Yannis Do Couto

Una cometa sta per distruggere la razza umana. Adée vuole portare Mèlo al Violet Purge, l’ultima festa prima della fine del mondo. Invece Mèlo vuole cercare di salvare Adée portandola in un bunker. Sarà questo viaggio verso una meta incerta che porterà allo scoperto tutte le ansie e i desideri repressi dei protagonisti.

Si tratta di un progetto accademico del regista Yannis Do Couto che impone sin da questa sua prima pellicola uno stile ben preciso, con colori sgargianti e glitter. Un viaggio onirico di riscoperta di sé. Un viaggio per accettarsi, con tutte le proprie fragilità, con tutti i propri difetti. Un viaggio in cui mettersi a nudo per la prima volta. E noi questo viaggio con Adée e Mèlo lo abbiamo fatto con immenso piacere, guardandoci dentro un po’ anche noi.

We See Things as We Are di Davide Perna

We See Things as We Are di Davide Perna

Chiude la selezione un altro corto accademico, stavolta italiano, diretto dal giovanissimo regista Andrea Perna. Il film affronta l’eterna dicotomia tra reale e fittizio. In cinque intensi minuti, il regista si interroga (e chiede pure a noi) se sia giusto abbandonarsi a qualcosa che non esiste. È lecito aggrapparsi a un sogno quando la vita non ci lascia altro? E cos’è reale, in fondo? Particolarmente notevole è l’utilizzo ragionato dello scavalcamento di campo che denota una certa padronanza del regista con il linguaggio cinematografico.

Si concludono così le nostre recensioni dei cortometraggi selezionati al Lucid Dream Festival 2023. Continua a seguire il festival sulla pagina Instagram per vedere le interviste a tutti i filmmaker e restare aggiornato sulla nuova edizione! Ci vediamo nel 2024!

E tu cosa ne pensi? Faccelo sapere scrivendoci sul nostro profilo Instagram!

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